Palazzo GIOVANNI JACOBUCCI

Il Palazzo provinciale fu costruito negli anni Trenta su un progetto dell'architetto Giovanni Jacobucci

Data di pubblicazione:
13 Settembre 2020
Palazzo GIOVANNI JACOBUCCI

Il Palazzo provinciale fu  costruito negli anni Trenta su un progetto dell'architetto Giovanni Jacobucci

L'edificio, in stile neoclassico, si presenta nella facciata principale con due bassorilievi sulla sommità in stile Liberty di figure femminili che reggono gli stemmi fascisti. La parte centrale della facciata è sporgente rispetto alle parti lateriali e il portale d'ingresso è affiancato da colonne a sostegno del balcone superiore. Il Palazzo ha un cortile interno, posto ad un livello più basso rispetto al corpo centrale dell'edificio, arricchito da un porticato con arcate a tutto sesto.

All'ingresso del Palazzo di piazza Gramsci, sulla sinistra, nella Sala Cascella, è possibile ammirare il pannello policromo in ceramica Madonna del Grano dell’omonimo autore (Basilio Cascella).

La maestosa scala a due rampe, che porta ai piani superiori, è ornata da una vetrata policroma su cui è rappresentato lo stemma della Provincia (il leone rampante) circondato dagli stemmi di 20 dei 91 comuni della provincia di Frosinone. 

Ai lati della vetrata sono presenti due nicchie che racchiudono le due sculture di arte moderna realizzate in bronzo da Umberto Mastroianni e intitolate Composizione ed Elevazione.  

Il Palazzo provinciale è impreziosito da numerose opere d'arte. La Provincia di Frosinone, infatti, possiede una raccolta di ben 140 opere artistiche di autori di fama nazionale ed internazionale, come quelle del Cavalier d’Arpino e di Umberto Mastroianni, di Emilio Greco e Emilio Notte, di Aldo Turchiaro e Giulio Turcato, e ancora Francesco Mencio e Francesco Trombatori, ma anche opere di autori locali che hanno saputo raggiungere alti livelli espressivi raccogliendo i consensi dei più importanti critici d’arte del Paese, come Giovanni Colacicchi, Federico Gismondi, Enrico Martini, Fernando Rea, Alberto Bragaglia e Adolfo Loreti.

Si giunge, quindi, al primo piano dell’edificio, nel quale si trova il Salone di Rappresentanza, le cui pareti sono adornate da dodici tele di Giovanni Colacicchi, noto pittore ciociaro. In queste tele, che rappresentano vari paesaggi e monumenti caratteristici della Ciociaria, si riscontra l’attaccamento del pittore verso la sua terra natia, qui espressa nel connubio con l’arte.
 

 

(....questa foto per me è importante perchè ero insieme a GIOVANNI COLACICCHI, uno dei grandi della pittura italiana del XX secolo. Nato ad Anagni fece di Firenze la sua città elettiva. Qui siamo nelle sale del palazzo della Provincia di Frosinone il 4 marzo del 1983 in occasione della inaugurazione di una sua mostra. Da Presidente gli conferii l'incarico della decorazione del Salone di rappresentanza dove si possono ammirare i magnifici paesaggi della nostra terra, che realizzò." Massimo Struffi, già Senatore della Repubblica e Presidente della Provincia di Frosinone)

Dirigendosi verso gli uffici alla sinistra del Salone, giganteggia sulla parete destra il capolavoro del Cavalier d’Arpino, Anime Purganti, un olio su tela che propone un’interpretazione personale del Purgatorio dantesco. Proseguendo per il corridoio del piano di rappresentanza dell’Ente, nel quale sono situati gli uffici della Presidenza della Provincia, degli Assessorati, della Direzione generale e della Segreteria,  ci si trova ad ammirare una serie di dipinti, di cui il primo è Maschere opera di Franco Mulas, un’acquaforte – acquatinta che rappresenta maschere di vario genere, simbolo di multi- culturalismo in una tinta color terra su fondo cereo. 

Camminando, risalta all’occhio il dipinto di Volo, Il pittore e la modella, tela che mostra un pittore che ritrae una ragazza nuda, riproponendo il classico rapporto tra arte e bellezza femminile. Proseguendo nel lungo corridoio è possibile ammirare Paesaggio, olio su tela opera di A. Biondi, che è rappresentazione di un villaggio marittimo sovrastato da nuvole tempestose. Sulla parete sinistra del corridoio, è appeso il quadro di Mario Sasso, Biblioteca, un acquaforte in bianco e nero raffigurante dei libri accatastati, opera che per colori e dettagli sembra quasi essere una fotografia. Segue, sulla medesima parete Uccelli, acquaforte dai tratti stilizzati di Aldo Turchiaro, nel quale un uccello su imbarcazione si imbatte, e sembra parlare, con una figura per metà pesce e metà uccello. Ancora, sulla stessa parete,  Metropoli, opera di Ciai, che risale ai primi anni 80, e rientra quindi nel movimento del futurismo. Quest’opera, in bianco e nero, è un insieme di linee e tratti a prima vista casuali, ma che nel loro insieme rappresentano il disordine e la confusione tipica delle grandi città. 

Continuando in avanti, ci si trova ad osservare Ricordati o straniero,  acquaforte di Gismondi, in cui la figura di un unicorno furente è emblema delle parole scritte nella parte bassa del dipinto (Ricordati o straniero che ogni dono che ti fu dato può diventare un castigo). Sempre di Gismondi  possiamo ammirare altre tre opere, Cavallo meccanico,  Allegoria, e In ricordo, le quali sono accomunate dal caratteristico stile del pittore che associa colori tetri a figure chimeriche dal significato recondito.

Nel proseguire il corridoio, troviamo due opere di un artista di fama mondiale Renato Guttuso. La prima che incontriamo è La fucilazione, una litografia in bianco e nero che mostra lo sterminio di prigionieri, alcuni dei quali giacciono già morti al suolo, da parte di truppe militari. Il quadro mostra una scena dal forte impatto emotivo che evoca nello spettatore tutta l’atrocità della guerra. Sullo stesso tema, e dello stesso periodo, è la seconda litografia, Il soldato, raffigurante un militare delle forze alleate che sembra posare per una foto. Questa litografia a differenza dell’altra è a colori, e sembra contrapporsi all’altra per atmosfera.   

Sempre nel corridoio del piano di rappresentanza abbiamo Natura morta di Gizzi. Quest’olio su tela stupisce per il realismo del tratto e per il contrasto tra colori accesi e tenui, molto d’impatto è il ricamo della tovaglia in cui si alternano il bianco, il nero e l’ocra. Ultima, ma non per  importanza, è l’olio su tela Les Amours di Salvatore Viaggio,  tela astratta su cui si alternano pennellate di colori che vanno dal rosa al blu, coperte da pennellate nere, che sembrano sovrapporsi al nucleo iniziale di colori. Proprio su una di queste pennellate campeggia la scritta che da nome al quadro “Les Amours”.       

Tornando indietro ed entrando nell’anticamera della Presidenza troviamo due opere: la prima è Donne, di Paolo Emilio Bergamaschi, un olio su tavola con doratura di forma circolare, che rappresenta tre donne nere intente nella raccolta di uva. La seconda opera è di Vittorio Miele, Quebec. Un olio su tela datato 1974, in cui, seppur in modo astratto, è rappresentato un paesaggio, reso freddo dal tipo di colori usati (molto scuri) e dalla tecnica di pittura che rende l’immagine sfocata all’occhio dello spettatore. 

Lasciando la parte sinistra del piano e dirigendosi verso la parte destra, oltre il Salone di Rappresentanza, si arriva ad ammirare l’ultima opera che adorna il piano, ossia il Trittico di Italo Scelza. Probabilmente questa è l’opera più anticonformista posseduta dalla Provincia: è composta da tre sezioni in rilievo di forma ovoidale che sembrano potersi chiudere su se stessi. La prima è stata lasciata spoglia, sulla seconda, di cui solo metà è stata dipinta, è raffigurato un piatto da cui gronda un liquido rosso, con uno stile astratto che impedisce la definizione del reale soggetto. La terza sezione è interamente dipinta e raffigura, con lo stesso stile della seconda sezione, un uomo accovacciato su di un piedistallo le cui mani sono intrise del sangue che fuoriesce dai suoi piedi, con uno sfondo nel quale si vede la pioggia.


 

Testo a cura dei volontari del Servizio Civile del progetto “La Provincia si presenta”: Alessio Calicchia, Daiana Cascioli, Antonio Coratti e Fabio Franchi.

Foto di  Franco Carnevale

 




 

Storia della Collezione d'Arte dell'Amministrazione Provinciale di Frosinone

Sin dalla sua istituzione, l’Amministrazione Provinciale di Frosinone, per sostenere l’operato degli artisti, iniziò ad acquistarne le opere soprattutto in occasione delle mostre di arte figurativa personali e collettive, raccogliendo così, nel corso del Novecento, un patrimonio di grande valore storico artistico.

Oltre all’azione di mecenatismo con “l’opportunità di incoraggiare i giovani artisti locali meritevoli di attenzione”, si legge ancora nelle carte che, scopo dell’Ente, era “diffondere il gusto dell’arte nel frusinate” nonché accrescere e valorizzare il proprio patrimonio artistico acquisendo “a prezzi modici, composizioni pittoriche che, col passare degli anni, avrebbero moltiplicato notevolmente il loro valore con conseguente incremento del patrimonio dell’Amministrazione Provinciale”. Opere di Autori di fama nazionale e internazionale sono entrate, così, a far parte della collezione, in particolare con il meccanismo del premio-acquisto. Il primo importante nucleo di opere si costituisce con gli acquisti in occasione della I Mostra di pittura e scultura “Artisti di Ciociaria” organizzata dall’ENAL nel 1950 tenutasi presso il Palazzo della Provincia di Frosinone. 

Grazie al successo della mostra, su proposta dello scrittore e critico d’arte Michele Biancale, l’Amministrazione Provinciale istituirà, nel 1951, il “Premio Frosinone” nell’ambito della Mostra nazionale di pittura e scultura. Altra importante tappa per le acquisizioni sarà il Premio Nazionale di Arte Figurativa “Provincia di Frosinone” organizzato in occasione del trentennale dell’istituzione della Provincia, nel 1957. 

Si tratta, tuttavia, di opere d’arte finora destinate ad arredare sale e ambienti di prestigio e uffici del Palazzo provinciale, in condizioni non solo di scarsa fruibilità ma anche di non ottimale collocazione. Auspicando la creazione di una Pinacoteca provinciale, la collezione d’arte della Provincia è stata presentata il 6 dicembre 2007, in occasione dell’80° dell’istituzione della Provincia di Frosinone, con una selezione di opere tra quelle più rappresentative della pittura e della scultura e della grafica, con una esposizione alla Villa Comunale di Frosinone, in collaborazione con la Fondazione “Umberto Mastroianni”. 

In quella occasione la Provincia ha donato alla Città Capoluogo la scultura di Enrico Martini “Giovinetta seduta”, acquistata nel 1951, che si può ammirare nel parco della Villa Comunale. “Aspettando la Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea” intitolava, infatti, il suo contributo critico Loredana Rea, oggi direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, nel catalogo della mostra “Arte in Provincia”.

La mostra documentaria, attraverso le carte conservate nell’Archivio Storico Provinciale, vuole ricostruire a partire dal primo acquisto del 1929 dell’opera “Madonna del Grano” del Maestro iniziatore della maiolica monumentale, Basilio Cascella, l’azione della Provincia di Frosinone esercitata nei momenti storici di massima sensibilità a favore dell’Arte.

Francesca Di Fazio Archivio Storico Provincia di Frosinone