Colle San Magno

Si sale a Colle San Magno per Roccasecca. Un percorso d’asfalto che si snoda in ripidi tornanti. A destra della salita si staglia il profilo del Castello di Roccasecca, con la sua torre cilindrica, con le mura di cinta digradanti nei suoi torrioni possenti. E più oltre il profilo continua con la cresta frastagliata di Monte Asprano, i ruderi appena individuabili del Castello di Castrocielo. Si arriva sul paese che durante la salita appariva e scompariva alla vista.

Data di pubblicazione:
23 Settembre 2020
Colle San Magno

Si ammirano per prima le ampie spalle di Monte Cairo interamente ricoperte del villoso mantello della forestale vegetazione. Un gioco morbido di monti intorno intorno, un gioco di valli, che occludono ogni panoramica visuale, per fare più azzurro e più profondo il cielo.

Dopo aver lasciato a destra Cantalupo, si circuisce il paese e si è attratti innanzitutto dalla Torre Medievale, ancor vigile e dominante. 

Dalla zona più antica del Castello, passando davanti la Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Magno vescovo e martire, si attraversa il paese per via Meridiana, poi dedicata a Domenico Di Murro, il diciannovenne colligiano, eroe della prima guerra mondiale, morto sul Col di Lana, nel Veneto

In ambo i lati di questa via centrale, in gergo chiamata “mmése gliù Colle”, si snoda una sequela di strade minori e vicoli intersecanti, che penetrano capillarmente in tutto il tessuto urbano, di chiara fattura medievale; e poi supporti; piccole scale esterne; cippi litei, con alla sommità l’immancabile catena a cui si legava in sosta il cavallo, o l’asino, o il mulo; archi e portali con stipiti di pietra, artisticamente scolpiti, a tutto sesto per lo più, qualcuno in elegante sesto acuto.

La struttura urbana di una città, con le sue vie, le piazze, le costruzioni, racconta la sua storia. La traversata del paese, dalla Torre a piazza Umberto I, racconta i mille anni di civiltà e di progresso di Colle San Magno, dal Medio Evo, dall’età benedettina, fino alle costruzioni cinquecentesche, ai palazzi baronali del Sette - Ottocento, alle costruzioni dell’età contemporanea. 

E’ prettamente medievale il centro storico. Ed è rimasto per lo più abitato, diversamente da quanto è successo a molti antichi centri storici della Valle del Liri, caduti in desolazione. Qui, a Colle San Magno, la civiltà contadina sembra esprimere ancora tutta la forza delle sue risorse. Dalla terra, sia in superficie che dalle viscere del sottosuolo, Colle San Magno ha da sempre ricavato il sostentamento della sua difficoltosa esistenza. Da quando i contadini aquinati di Castro Cielo in Asprano, anziché tornarsene nella loro pianura d’origine, preferirono scendere verso le pendici di Monte Cairo, i Colligiani hanno coltivato ogni più piccolo appezzamento di suolo, hanno sfruttato ogni bosco, ogni pascolo.

Geograficamente isolato, Colle San Magno ha dovuto rendersi autonomo nella propria sussistenza: dalla terra ha ricavato i beni e i mezzi necessari per una vita essenziale, dall’alimentazione al vestiario. I Colligiani hanno saputo sfruttare, peraltro, ogni risorsa naturale, perfino la neve, oltre il legname abbondantissimo, l’asfalto, i funghi e il tartufo. Quando l’economia e la cultura industriale hanno aggredito le nostre terre di Ciociaria, Colle S. Magno ha resistito, col carbone, con la legna, con la pastorizia e con l’agricoltura, integrando le sue risorse con una pur contenuta emigrazione. Alla violenta ondata del secondo industrialismo, con la FIAT e le altre fabbriche nella Valle del Liri, Colle San Magno ha cercato lavoro fuori comune, a Roccasecca, a Piedimonte, ad Aquino, a Cassino, dove fiorivano le industrie, e nell’impiego della Pubblica Amministrazione. Oggi nessuna famiglia può vivere di sola agricoltura: almeno uno “stipendio”, almeno una “pensione” sono indispensabili al vivere quotidiano. (Testo www.laciociaria.it)

Il piccolo borgo di Colle San Magno si presenta oggi con le imponenti mura e le torri volute dai signori di Aquino

Delle massicce porte, poste a difesa del centro dalle incursioni nemiche, rimangono solo alcuni blocchi di pietra pertinenti gli stipiti. Il centro storico si sviluppa intorno alla torre dell’antico palazzo, edificata intorno al 1200-1300 e ristrutturata dopo il terremoto del 1984. Nel 2012 ha subito lavori di recupero e riqualificazione per riportare la struttura agli antichi splendori.

Il paese si trova a 540 m s.l.m., sulla sommità di una collina che si sviluppa sulle pendici occidentali del Massiccio del Monte Cairo, in posizione dominante sulla sottostante Valle del Liri.

Nel territorio comunale, interamente collinare e montuoso, oltre alle pendici del Monte Cairo e del Monte Castrocielo, si trova la vetta del Monte Obachelle, seconda vetta del Massiccio del Monte Cairo, dove origina anche il ruscello Le forme d'Aquino.

Colle San Magno, il cui nome si riferisce a Magno di Anagni, santo e martire della chiesa, cui si attribuisce la diffusione del Cristianesimo del Lazio meridionale, fu fondato nell'XI secolo da un gruppo di abitanti di "Castrum Coeli", castello costruito sul Monte Asprano.

Possedimento dei Marchesi D'Avalos, nel XVI secolo venne acquistata dal duca Giacomo Boncompagni, entrando così a far parte del ducato di Sora, finché nel 1796 rientrò nel Regno di Napoli per volontà di Ferdinando I delle Due Sicilie

Nel 2014 è stato inaugurato il Museo vivo della memoria per condividere i ricordi degli eventi bellici avvenuti nella zona durante la seconda guerra mondiale e per comunicare alle nuove generazioni gli orrori e la tragedia della guerra

In una cuna di verde, adagiato tra le falde occidentali del Monte Cairo, il versante settentrionale del Monte Asprano e il morbido gioco delle tondeggianti cime del Ciamurro, Grotta, Forcella, Monticello, Occhio,  a 540 metri di altitudine, si raccoglie un nido di tetti: Colle San Magno

Il centro storico si rigira stretto e perfino angusto intorno alla torre dell’antico maniero e alla chiesa parrocchiale; poi si amplia in più largo respiro a piazza Umberto I, modulata tra i palazzi di imponente fattura ottocentesca, la moderna fontana, il carro armato del monumento ai caduti, Corso Umberto con la Casa Comunale. La monumentale fontana in piazza Umberto I fu eretta con la costruzione dell’acquedotto comunale che addusse l’acqua della Forma, nel 1928. L’opera architettonica è di chiaro stile neo-imperiale tipico dell’arte classica rievocata da Mussolini. Nei pilastri dell’esedra si leggono ancora lo stemma del fascio littorio, nonostante l’abrasione dell’ascia e la data: A VI, cioè anno sesto dell’era fascista, iniziata con la marcia su Roma, nel 1922. L’area utilizzata dall’attuale edilizia, smagliante di colori, è sull’amena collina di Marrone e guarda di là Monte Cairo e di qua Monte Asprano, sul cui dorso Cantalupo sembra dormire il lungo sonno della sua storia, ancor fermo al giorno in cui sulla terra ignuda si addormentò il candido suo figlio, l’eremita Buono, il quale ora riposa al riparo della chiesa parrocchiale in Colle.

Il Santuario di Santa Maria Assunta

La chiesa fu costruita nel 1300 sul Monte Asprano. Situata ad ovest della breve spianata, a pochi metri dal castello di Castrum Coeli essa divenne parrocchiale comune per gli abitanti di Palazzolo e di Colle San Magno.

Quando la popolazione di Castrocielo lasciò il castello, il parroco ne andò a risiedere nel Colle, che era meno distante dalla parrocchiale. Per ricordare il luogo di culto delle due comunità ogni Lunedì di Pasqua si svolge la processione dell'inchinata delle Madonne

“Su la cima del monte a lato del suo Castello circa un tiro di schioppo distante, in una chiesa sotto l’invocazione della Beatissima Vergine dell’Assunta si esercitarono poi le funzioni Parrocchiali, ed a questo Parroco erano soggetti i cittadini d’amendue le Popolazioni”.

Così Pasquale Cayro incomincia a parlare dell’antica parrocchia di Castro Cielo. Si trattava di una chiesa arcipretale, parrocchiale e ricettizia, cioè dotata di personalità giuridica per la cura delle anime e l’amministrazione dei beni patrimoniali, sede di collegio dei chierici. Aveva in partecipazione i suddiaconi e i sacerdoti di “amendue le Popolazioni”, che costituivano un solo clero. “Amendue le Popolazioni” sono le comunità di Castro Cielo, che comprendeva anche Palazzolo, e Colle San Magno. Quando la popolazione di Castro Cielo, su ad Asprano, fu ridotta a poche famiglie, agli inizi del 1600, l’arciprete andò a risiedere a Colle San Magno, più vicino alla chiesa madre dell’Assunta, anche per meglio evitare il pericolo dei ladri, di cui era infestata la zona. Successivamente furono create due distinte parrocchie, quella di San Magno per Colle e quella di Santa Lucia per Palazzolo. Ma, fino alla metà del secolo scorso, l’arciprete continuò ad essere unico per le due parrocchie e risiedeva sei mesi a Colle e sei mesi a Palazzolo.

Oggi, l’antica parrocchia di Santa Maria Assunta è un caratteristico santuario mariano.

La prima caratteristica è data dalla posizione geografica del luogo, su Monte Asprano, nella piccola pianura sottostante e prossima ai resti del vecchio castello.

Caratteristica è l’architettura della chiesa, composta per corpi aggiunti, in prevalente stile romanico, con pronao e torre campanaria.

Caratteristiche sono le processioni del lunedì di Pasqua, che accedono al Santuario dell’Assunta dalle comunità di Castrocielo e di Colle San Magno. L’incontro delle due processioni avviene con il “bacio delle Madonne”: le statue mariane delle due processioni, quella proveniente da Castrocielo e quella proveniente da Colle SanMagno, si accostano e si baciano.

Testo: La ciociaria

Foto di  Emilia Trovini, Marco Secondi, Fabrizio Monti, che si ringraziano per averle concesse in uso alla Provincia di Frosinone. 

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Ultimo aggiornamento

Venerdi 20 Maggio 2022