Arnara e il Castello Colonna

Il centro storico di Arnara si sviluppa tutto intorno al Castello. Il borgo è immerso in uno scenario naturale incontaminato e questo fa di Arnara il luogo ideale per trascorrere qualche giorno di assoluto relax e lontano dallo stress della vita moderna.

Data di pubblicazione:
23 Settembre 2020
Arnara e il Castello Colonna

Arnara fu un feudo dei conti de Ceccano, ma nel 1121 il Papa Callisto II attaccò la città, per punire i conti per il favoritismo che facevano all'imperatore. Nel XV secolo il feudo fu un possesso della famiglia Colonna, fino a quando furono soppressi tutti i sistemi feudali in Italia.

Poiché sorge su una collina tufacea, l'etimologia del nome di Arnara viene fatto risalire al sostantivo harena, con cui si identificava la sabbia. Il termine le derivava dalle cave di tufo su cui sorse il primitivo agglomerato di case. Secondo alcuni studi il nome deriverebbe dal longobardo Arnhari, latinizzato in Arnarius, da cui Arnara. Secondo altri, il nome proviene dalla pianta di Ontano, dal Latino "Alnus", ma più probabilmente potrebbe derivare dalla parola "Arnaro" che significa "luogo chiuso" come ad esempio; una grotta o una cava di terra.

È difficile datare l'originario nucleo della città, ma secondo alcuni studiosi, sulla base di quanto affermava Svetonio, sembra che debba essere fatto risalire alla tarda età repubblicana, quando Cesare distribuì le terre dell'attuale Arnara tra il suoi 20.000 veterani. In realtà il territorio arnarese è stato interessato da vari ritrovamenti archeologici attribuiti alla presenza di piccole comunità in periodo romano e dalla frequentazione della zona per la vicinanza della Via Casilina (l'antica via Latina). Nella contrada Colle Romano sembra, infatti, da dover identificare una stazione di posta per il cambio dei cavalli.

Il vero e proprio nucleo urbano sembra risalire all'arrivo dei Longobardi nella zona, verso la metà dell'VIII secolo, ma secondo alcuni studiosi la presenza di un insediamento nella zona dovrebbe essere messa in collegamento con lo sfruttamento delle cave di tufo per la costruzione delle mura di Ceccano per opera di Papa Silverio nel 536. È probabile che la prima fortificazione dell'insediamento debba essere attribuita al 756 con la costruzione della Torre.

Difficilmente si può accettare l'ipotesi che la costruzione del Castello debba risalire al 600 per opera di Petronio Ceccano, Conte di Campagna, il quale impose il proprio gentilizio all'antica Fabrateria. Benché il Castello debba avere un'origine più antica, forse proprio longobarda, le prime notizie relative al Borgo di Arnara risalgono al 1121. Nella Cronaca di Fossanova si racconta, infatti, che questo feudo, che rientrava nella contea di Ceccano, fu assediato dalle truppe di Papa Callisto II e dei Normanni.

La Cronaca di Fossanova ricorda per il 1143 la caduta del Mastio, attribuibile o alla contesa tra il re Ruggero II d'Altavilla ed il Papa Innocenzo II, oppure ad un terremoto. Alla morte del papa, Ruggero II conquistò Ceprano ed invase la Campagna facilmente. Nel 1165 il castello subì un nuovo e duro attacco da parte delle truppe normanne, le quali avevano invaso la città Ceccano. La resistenza di Arnara costrinse gli alleati del papa a ritirarsi e, l'anno seguente, fornì ai ceccanesi l'occasione di contrattaccare.

Per il 1167 la Cronaca di Fossanova registra un nuovo incendio della città di Arnara ma non ne spiega il motivo.

Arnara ricompare in alcuni documenti del primo ventennio del Duecento, conservati nell'archivio Colonna: nel testamento del Conte Giovanni, datato al 5 aprile del 1224, la città risulta essere tra i lasciti al figlio primogenito Landolfo, assieme ad altri feudi, tra cui Ceccano, Patrica, Santo Stefano e Pisterzo. Dagli archivi del Vaticano risulta che Landolfo si sposò con una certa Maccalona da cui ebbe dei figli. Nel testamento del 1264 egli dispose che la consorte disponesse a suo piacimento dei beni che le lasciava, trasmettendoli a quello dei figli che meglio le piacerà (secundum quod ipsa voluerit). Morendo, Maccalona lasciò alcuni beni, tra cui Arnara, ad uno dei suoi figli Annibaldo, capostipite di quel ramo dei conti di Ceccano che assunse in seguito il nome di Annibaleschi.

In realtà, secondo Gregorovius, le proprietà di Landolfo furono lasciate ai figli Giovanni, fino al 1286, e poi ad Annibaldo fino al 1291. Il figlio di quest'ultimo, Giovanni, congiurò contro Papa Bonifacio VIII con l'appoggio dei Colonna.

Antonio da Ceccano, sotto il pontificato di Papa Eugenio IV (1431-1437), fu l'ultimo proprietario appartenente a questa famiglia. Dai documenti il castello già dal 1466 rientrò tra le proprietà dei Colonna, i quali ne saranno i proprietari fino agli inizi del XX secolo. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu gravemente distrutto dalla violenza bellica. 

Testo: Wikipedia

Il Centro Storico di Arnara si sviluppa tutto intorno al Castello. La cittadina della Ciociaria si presenta oggi agli occhi dei turisti immersa in uno scenario naturale incontaminato, e questo fa di Arnara il luogo ideale per trascorrere qualche giorno di assoluto relax e lontano dallo stress della vita moderna. 

Passeggiando tra le sue viuzze è possibile imbattersi in scorci urbani di rara bellezza. Il paese, nel corso dell’anno, è anche sede di una serie di manifestazioni folkloristiche ed enogastronomiche.

Testo: Italia Virtual Tour

Il Castello  Colonna

Il Castello, di cui ancora si conservano le vestigia, è in gran parte distrutto o manomesso. Secondo gli studiosi, l’attuale fortilizio è il prodotto di interventi fatti in epoche successive fino ad oggi.

Nel lato settentrionale sorge il mastio, forse elevato fino ad oltre trenta metri dal piano della sottostante strada. Durante la seconda guerra mondiale sono cadute le ultime merlature.

A partire dal Duecento il paese cominciò con probabilità ad ampliarsi per dare vita ad un insediamento delimitato da un circuito murario, oggi riconoscibile sol tanto in pianta. Si possono notare le torri, gli accessi (i principali sono fortificati) e il tipo d’insediamento che ruota attorno al Castello e utilizza le mura urbane quale appoggio per una serie di abitazioni di piccole dimensioni. Queste ultime hanno subìto notevoli trasformazioni e rimaneggiamenti nel corso dei secoli, dando vita a abitati compositi, tipici dei paesi collinari dell’Italia centrale. 

Le case, in gran parte, sono state costruite con pietre tufacee, cavate direttamente sul luogo, creando un originale tessuto edilizio. 

Rimase feudo dei de Ceccano fino al Trecento e forse fino all’inizio del Quattrocento, quando apparvero i Caetani prima e i Colonnapoi. A quest’ultima famiglia fu legato fino alla scomparsa del feudo, nel 1818.

Il paese nei primi del Novecento fu indebolito dalla forte emigrazione prevalentemente diretta verso l’America.

Durante la seconda guerra mondiale il paese fu investito in pieno dalla violenza bellica: i bombardamenti produssero molte vittime civili danneggiando un gran numero di edifici.

I monumenti più antichi della cittadina risalgono al Trecento. 

Si ha notizia di diverse chiese: San Nicola, San Simeone, Santo Stefano, San Pietro e Santa Maria di Campumtinanu, soggette al vescovo di Veroli, diocesi entro la quale il borgo è sempre stato collocato.

Di qualche rilievo è la Chiesa di San Sebastiano fuori porta, di stile barocco con interno a croce greca, molto rimaneggiata, però, fino al nostro secolo.

A partire dall’Ottocento il centro abitato si è esteso lungo le strade principali che si dirigono a Ceccano e verso la Casilina. Il territorio comunale è stato attraversato dall’autostrada del Sole,e, ultima la direttissima (linea ferroviaria) ma l’ambiente è rimasto sostanzialmente intatto.

Il colle ed il territorio sono rigogliosi e verdeggianti, grazie ad un intenso lavoro agricolo che, assieme all’occupazione industriale ed artigianale nelle imprese della zona, è ancora al centro delle attività economiche del paese.

E tradizionale la lavorazione di vimini e canne per la costruzione di panieri e di canestri, ma anche di stuoie per la conservazione familiare delle derrate agricole Nel paese esiste ancora una certa tradizione popolare, prevalentemente musicale, che rivive in manifestazioni di gruppi folcloristici locali. 

Testo: La Ciociaria

 

Foto di Franco Carnevale, Emilia Trovini, Maurizio Ciliegi, Ferdinando Potenti, Franco Olivetti, Luigi Strano, Enzo Sorci, Carlo Pascucci, che si ringraziano per averle concesse in uso alla Provincia di Frosinone.   

La Provincia non detiene i diritti d'autore delle foto pubblicate. Esse sono e restano di esclusiva proprietà dell'autore.

Ultimo aggiornamento

Venerdi 20 Maggio 2022