Acuto, il centro medievale e la Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco

Acuto sorge a 724 metri di altezza sul livello del mare, su un costone dei monti Ernici. In posizione dominante sulla sottostante Valle del Sacco. Nel territorio comunale cadono le cime del Monte Carmine (1.050 m s.l.m.) e del Colle Madama (920 m s.l.m.)

Data di pubblicazione:
23 Settembre 2020
Acuto, il centro medievale e la Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco

Acuto venne fondata nel V secolo da abitanti di Anagni fuggiti da un'invasione, ma dei ritrovamenti hanno dimostrato che esisteva già un piccolo centro abitato prima della fondazione. Le prime fonti più accurate provengono dal 1051, dove si parla di una roccaforte situata nei pressi di Anagni, il Castrum Acuti. La rocca fu dominata da vari signorotti locali e dai vescovi di Anagni in alternanza, fino alla fine del XIV secolo, quando tornò in mano ai vescovi.

Dal XV secolo in poi, Acuto si legò sempre di più ad Anagni (infatti agli abitanti di Acuto venne data anche la cittadinanza di Anagni nel 1478) e di conseguenza al papato.

Dal 1809 al 1814 Acuto fu sotto il dominio francese. Il comune poi ritornò in mano dei vescovi, ma dal 1815 al 1825 fu tormentata dal brigantaggio. Nel 1557 la Spagna dichiarò guerra al Papa, e così Anagni (come del resto la zona Ciociaria) fu attaccata da Marcantonio Colonna, a capo di un esercito di soldati spagnoli, che distrusse Frosinone. Gli abitanti, durante l'assedio, si trasferirono a Paliano, un'altra roccaforte che venne distrutta dai soldati comandati da Marcantonio Colonna.

La guerra si concluse con la vittoria della Spagna, ma Acuto non ne fu devastata, come invece accadde alle altre città vicine. In seguito, avendo un ruolo predominante sulle altre città, Acuto si scontrò più volte nel corso dei secoli con Anagni, che tentava di riacquistare la supremazia perduta. Dopo molte lotte, gli scontri fra Anagni e Acuto finirono nel 1806, anno in cui per Acuto cominciò un declino

Nel 1870 il comune passò al Regno d'Italia.

Acuto è il luogo di fondazione della congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.

Testo: Wikipedia

Il Centro Medievale

Oltrepassando l’arco della porta da cui si accede al borgo si arriva alla piazza adiacente alle mura al centro della quale si erge un monumento in onore dei caduti dell’ultima guerra.

Il borgo è perfettamente conservato e curato. Le stradine sono tutte rivestite di un acciottolato in sampietrini grigi con al centro una striscia di mattoncini rossi che, come un tappeto, accompagna il visitatore 

Le case alte e imponenti con i portoni dagli archi in pietra lasciano presumere che all’interno ci siano ambienti ampi e soffitti alti da cui si può rimirare la valle sottostante.

Camminando lungo le stradine si incontrano gli abitanti del borgo che ti vengono incontro e ti salutano con un sorriso. 

Si capisce che qui c’è una antica cultura dell’ospitalità, quando lungo queste stradine c’erano i sedili in pietra e le donne e gli anziani si sedevano per conservare guardando i bimbi giocare.

Dopo un primo tratto di strada, sulla destra si scorge uno slargo. È una piazzetta, anch’essa ristrutturata e con un parapetto a forma di mezza luna da cui affacciandosi si può ammirare tutta la valle del Sacco sottostante e vedere le punte delle montagne dei Lepini di fronte, che quando nevica, si tingono di bianco. 

La vista è di quelle mozzafiato, soprattutto la mattina quando qualche nuvola leggera e bianca si libra nell’aria e rende il paesaggio ancora più attraente e fantastico.

Lasciando la piazzetta e proseguendo la passeggiata, la strada scende e oltrepassata la chiesa sulla destra si arriva fino all’uscita del borgo dove si viene raccolti dalla strada che fa da circonvallazione al borgo sul versante sud.

I PORTALI DI ACUTO  

Sono tanti i portali che nel centro medievale di Acuto impreziosiscono gli antichi palazzi e ne determinano l’armonia e la bellezza d’insieme. La materia prima utilizzata per la loro realizzazione è la pietra, più o meno pregiata a secondo della disponibilità finanziaria del committente.  Si passa dal granito, al marmo, alla pietra arenaria ma la cosa più importante per la realizzazione di un bel portale è l'abilità dello scalpellino.  Considerato da alcuni solo un mero operaio della pietra, in realtà lo scalpellino è spesso un artista che realizza le più svariate opere in pietra e in marmo e che a volte riesce a dare vita a vere e proprie opere d’arte.

Realizzare portali in pietra è un mestiere antico e già gli egizi si avvalevano dell’opera di questi artigiani "artisti". Nel Rinascimento ci fu un autentico fiorire di quest’arte, nelle Marche c’è un’antica tradizione in parte dovuta a maestranze del luogo e in parte a maestranze provenienti sia dal nord Italia, che dalla Dalmazia. Anche nei vicini paesi dell’Abbruzzo, in particolare ad Alfedena, c'era questa tradizione negli anni passati e si suppone che i magnifici portali di Acuto siano opera degli scalpellini abruzzesi

IL CASTELLO 

Il castello sorge proprio nel punto centrale del paese, in posizione dominante sulla porta d'ingresso e il borgo, rettilineo di circa duecento metri. La costruzione originale risale intorno all'anno Mille; la struttura attuale è solo una parte dell'antico castrum

Il portale d'ingresso, preceduto da doppia scalinata laterale, conduce a un atrio spazioso, da cui si accede ai due piani, abitati fino ad anni recenti (conti Giannuzzi Savelli). Edere e rampicanti ricoprono l'intera facciata. Un torrione rotondo di tre piani, anch'esso abitabile, chiude la facciata sul lato destro. Fissando un appuntamento, è possibile accedere all'interno del castello. Un balcone panoramico domina il paese.

In fondo alla piazzetta, una viuzza vi porta lungo le viscere di un borgo che è perfettamente conservato e curato. Le stradine sono tutte rivestite di un acciottolato in sampietrini grigi.

Ci si affaccia al parapetto in ferro che delimita la strada e si ammira nuovamente la valle, ma l’occhio questa volta spazia anche sulla destra dove si intravedono i comuni limitrofi che fanno da sentinella ai vigneti del Cesanese che sono distesi bellamente dalla pianura fino a lambire i borghi.

Piglio che da il nome al vino D.O.C.G. è nascosto dietro la collina e non si vede, ma guardando con maggiore attenzione si scorge la pista ciclabile che viene da lì e passa sotto il paese e fa sosta alla vecchia stazione ferroviaria. Alcuni di questi, al centro, bianchi formano un disegno leggero che accompagna il visitatore.

Più a destra ancora, sulla collina di fronte si scorge il cimitero del paese e viene subito da pensare che certamente i morti hanno la fortuna di riposare in un posto veramente tranquillo di fronte ad una valle meravigliosa

Se ci si riesce a distaccare da questo incanto e si prende la strada grande della circonvallazione si ritorna al punto di partenza avendo sulla sinistra le mura del borgo che ogni tanto lasciano spazio ai campanili delle chiese e alle torri difensive

Di fronte si ha la vista dei Monti Ernici che indicano che verso di loro c’è la strada per Fiuggi, ad appena sei chilometri di distanza

Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco

La chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco sorge all'ingresso del paese. Dalla struttura molto semplice, a navata unica, con una facciata a capanna sormontata da un piccolo campanile anch'esso a capanna, la chiesa presenta un interno coperto da una volta lignea, e riccamente affrescato in corrispondenza delle due cappelle laterali e del piccolo abside.

La Chiesa di San Sebastiano risale al XIII secolo. Edificata a una certa distanza dal centro abitato, svolse la duplice funzione di accogliere i pellegrini nei periodi giubilari e i viandanti in genere in occasione delle quarantene imposte nel corso delle frequenti epidemie.

Per molto tempo inaccessibile al pubblico, ora grazie alla volontà e alle iniziative del sindaco e dell’amministrazione comunale e ai restauri portati a termine dalla Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici del Lazio, può essere visitata e ammirata da tutti.

L’intitolazione della chiesa venne poi estesa a San Rocco: due santi accumunati proprio dalla protezione che erano in grado di assicurare contro diverse malattie ed in particolare la peste.

Edificata intorno al XIII secolo, fu arricchita da affreschi di pregevole fattura dal vescovo Torelli tra il 1528 e il 1550, probabilmente a titolo di ex-voto ai Santi a cui è dedicata

L’interno della chiesa è caratterizzata dal ciclo di affreschi cinquecenteschi con le immagini di San Girolamo, dell’Annunciazione, e di San Michele Arcangelo.

Sullo sfondo di quest’ultimo, si individua il profilo di un paese che con ogni probabilità è proprio Acuto cosi come appariva 500 anni fa. Inseriti in strutture architettoniche di gusto rinascimentale fittamente decorati con motivi grotteschi, i santi titolari, San Sebastiano e San Rocco sono rappresentati nell’abside insieme ad una Madonna con bambino. Nel catino absidale un Padre Onnipotente nell’atto di benedire.

Questo ciclo principale fu commissionato nel 1528 forse dal Vescovo di Anagni Mons. Torelli, pochi mesi dopo il Sacco di Roma e la successiva epidemia di peste. Altri affreschi sempre risalenti alla prima metà del XVI secolo e caratterizzati con poche varianti da soggetti analoghi sono interpretabili come ex-voto furono realizzati sulle pareti laterali in occasione di successive epidemie cui gli abitanti del paese scamparono. Un ulteriore ex-voto, risalente al 1657, è la lapide posta esternamente, sopra la porta di ingresso.

Le due cappelle laterali sono state invece affrescate nel XVII secolo: quella di destra fu fatta realizzare dalla famiglia Savelli, e successivamente dedicata a San Rocco. Quella di sinistra è sovrastata dal «quadrato magico» che reca al suo interno la scritta palindroma «Deo Gratias», ed era dedicata alla Madonna. È probabile che proprio in questa nicchia fosse alloggiata la Madonna di Acuto, celebre statua lignea del XIII secolo oggi esposta nel Museo di Palazzo Venezia a Roma.

Nel corso della prima metà XIX secolo la chiesa è stata infine utilizzata come primo cimitero extra-urbano di Acuto in occasione delle epidemie di colera, fin quasi all’Unità d’Italia. 

La Collegiata di Santa Maria Assunta

La chiesa si presenta con una elegante facciata a due ordini con stile classico, sorretti da capitelli corinzi e con una immagine sacra della Vergine al centro del secondo ordine; l'interno, a navata unica con pianta basilicale e cappelle laterali, è riccamente decorato in stile barocco, con un ampio catino absidale e finestre in vetro policromo

La Collegiata di Santa Maria Assunta è considerata una delle più belle chiese del Settecento che esistono ne Lazio

Maestosa e imponente in una posizione dominante e centrale è tanto antica che se ne ignora l’esatta data di fondazione. L’edificio originale risale alla fine del XI secolo. La struttura attuale della chiesa è il risultato di varie trasformazioni avvenute durante i secoli. Il primo documento attestante l’esistenza di questa chiesa è una bolla del 1290 emanata dal Papa anagnino Bonifacio XIII che concedeva indulgenze a chi avesse fatto delle donazioni per la ristrutturazioni di questo edificio sacro. Originariamente di forma tozza fu restaurata in varie occasioni nei secoli successivi

Di particolare interesse artistico del XVIII secolo vi sono la pala dell’altare maggiore raffigurante l’Assunzione della Vergine, Sant'Antonio Abate, la Madonna del Salvatore, la pala dell’altare di S. Maurizio, il quadro di S. Carlo Borromeo e il tabernacolo in bronzo fuso in cera opera dell’accademico Ranocchi.

Importanti furono i lavori di ampliamento e riordinamento dell’architettura eseguiti nel 1574 che la resero la Chiesa «la più insigne di tutta la diocesi» secondo la definizione dell’allora vescovo di Anagni, Lomellini. Nel 1870 lo Stato Pontificio finanziò con 17.700 scudi il grandioso intervento di restauro che ha dato la forma attuale della chiesa, dotandola della ricchissima decorazione in stucco che ne caratterizza gli interni. Una particolarità è costituita dalla stella monarchica nascosta da un vaso nella parte delle colonne, mentre l’aquila simbolo della monarchia in atteggiamento di evidente superiorità è contrapposta a un corvo, simbolo del clero, che intimorito perde i suoi escrementi.

Di particolare interesse artistico del XVIII secolo sono la pala dell’altare maggiore raffigurante l’Assunzione della Vergine, Sant’Antonio Abate, la Madonna del Salvatore, la pala dell’altare di S. Maurizio, il quadro di S. Carlo Borromeo e il tabernacolo in bronzo fuso in cera opera dell’accademico Ranocchi.

E’ un laghetto di origine carsica che si trova a poca distanza dal paese in un ambiente incontaminato circondato di una vegetazione le cui caratteristiche vengono raccontate sapientemente nelle bacheche di legno poste intorno ad esso. Il lago si è formato dentro una dolina , una depressione del terreno a forma di scodella o di imbuto sul cui fondo tende ad accumularsi la terra rossa , argillosa e quindi impermeabile. E’ un luogo ideale per i picnic all’aria aperta ed è particolarmente suggestivo quando la neve si poggia tutta accanto, nei mesi invernali.

Chiesa-lebbrosario Santa Maria Maddalena

“Molti anni fa, il giorno della festa titolare (22 luglio), il clero di Acuto si recava processionalmente con il popolo alla chiesa di Santa Maria Maddalena, tanto cara al popolo acutino, e vi celebrava la messa solenne…” Infatti l’antichissima chiesa di Santa Maria Maddalena sorge al centro delle vigne di Acuto. Attraverso un arco a sesto acuto, su un’antica muraglia, si entra nel piazzale dinanzi la chiesa. La facciata ricorda quella di S. Sebastiano nel centro urbano di Acuto.

Sul portale della chiesa sono scolpiti in pietra dei motivi ornamentali; a destra avanzi di un pellicano. L’interno della chiesa riceve luce da un rosone sulla facciata e da due finestre laterali collocate simmetricamente alla parte superiore della piccola abside. Il tetto poggia su una grossa trave sostenuta da tre capriate ed è coperto di mattoni normali, alcuni dei quali portano la data del 1601. In fondo su quattro scalini vi è un unico altare, al centro dell’abside.  A quanto riferisce il maestro Generale di tutta la milizia di S. Lazzaro, il vicino lebbrosario fu fondato dall’arciprete Pietro in terreno proprio in epoca ignota. Lo spinse a tale gesto forse un senso di pietà verso le numerose richieste dei lebbrosi che vagavano intorno al mille per le contrade, senza assistenza, senza rimedio al terribile male e con gravi pericoli per la pubblica incolumità. Il terreno era molto adatto per la sua esposizione e per le vicine sorgenti di acque, copiose e salubri. - Testo: Comune di Acuto

Testo: Comune di Acuto 

Foto di Emilia Trovini, Enzo Sorci, Ferdinando Potenti, Pietro Scerrato, Luigi Strano, Innota, Mara Campioni, Luigi Strano, VisitLazio, che si ringraziano per averle concesse in uso alla Provincia di Frosinone.

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BORGHI D'ITALIA - TV 2000 - Acuto

Ultimo aggiornamento

Venerdi 20 Settembre 2024