L'allarme dell'Inps desta molta preoccupazione.
Sono penalizzate le madri su stipendi e carriera rispetto ai padri e alle donne senza figli.
Il child penalty per le donne scatta alla nascita di un figlio ed il differenziale con i maschi non si recupera più avendo inoltre, le donne madri, minori possibilità di accesso ai ruoli apicali.
Gender pension gap (il divario pensionistico di genere) in Italia si traduce, poi, in un differenzale annuo di 40 miliardi di euro.
Promuovere, allora, l’empowerment femminile nel contesto lavorativo è una questione cruciale per i diritti sociali e non solo: si tratta infatti di una opportunità di crescita economica che vale fino a 11,1 mila miliardi di dollari (12% del Pil del G20).
Ma purtroppo l'Italia non ha ancora un piano chiaro per l'occupazione giovanile e per le donne.
Per incidere positivamente su lavoro femminile, natalità e crescita del Paese serve attivare una molteplicità di misure: sul reddito, sui tempi, sui congedi, sul potenziamento dei servizi e sul lavoro flessibile.
Le linee sono state già tracciate. Basti seguire quelle dell’Unione europea, recependo entro giugno 2026 la direttiva in materia di trasparenza delle retribuzioni,
conciliazione tra occupazione e cura della famiglia.
L'Italia però continua ad essere la nazione con "la più alta quota di donne part-time" sui 27 Paesi Ue (52,6% contro una media del 23%) e le nostre laureate guadagnano solo il 58% dello stipendio dei loro colleghi maschi.
Disparità purtroppo assai rilevanti se confrontate con "la media degli altri Paesi europei dove le donne percepisconomediamente solo il 17% in meno rispetto ai colleghi maschi".
Criticità che andrebbe inserita nell'immediato nell' agenda governativa qualora si volesse realmente risolve "la questione donne-lavoro-figli" per creare le condizioni favorevoli ad un dibattito politico e pubblico.
Come potenziare gli aiuti alla natalità allora?
Accelerare la costruzione di servizi idonei alle donne favorirebbe il loro "adattament ai ritmi di lavoro".
Urge un Piano nazionale per il lavoro equo e di incentivi alle imprese che favoriscono la Certificazione di genere (intervento del Pnrr disciplinato dalla legge 162/2021 volto alle imprese che adottano policy di riduzione del divario di genere) da utilizzate adeguatamente anche nella nostra realtà interna.
Il frusinate può diventare un avamposto di innovazione creando "Reti di collaborazioni" comunali a sostegno delle lavoratrici madri oltre l"attivazione dell'adeguamento di tipologie di contratti come l’equità di retribuzione e le soluzioni flessibili.